Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/348

Da Wikisource.

335

cevano gemere gli alberi della foresta. Il vento era bensì calmato, ma la notte continuava ad essere profondamente oscura, e l’alto silenzio che in essa dominava accresceva l’orrore del luogo. Isidora avrebbe voluto udire qualche altro suono oltre a quello della propria respirazione e dei palpiti del proprio cuore.

Ad un tratto una nuova inquietudine venne a turbarla, e dal passo accelerato di Melmoth e da’ moti di impazienza co’ quali sovente egli rivolgeva indietro il capo si accorse che ancor esso participava de’ timori di lei. Ambedue da qualche tempo tendevano attente le orecchia, ma senza comunicarsi i loro vicendevoli sentimenti, ad un rumore, che da un momento all’altro diveniva più distinto: era quello del passo di un uomo; ed alla rapidità con cui camminava, e ad una specie di decisione nello andare, era segno manifesto, che essi fossero inseguiti. Melmoth si arrestò in un subito; Isidora tremante rimase unita al di lui braccio; nessuno profferiva accento: ma l’oc-