Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/91

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in ginocchioni, spense tutti i lumi, e dopo aver invocati tutti i patriarchi, passò dentro il braccio un grosso rosario; tutti cotesti movimenti diversi furono eseguiti in un attimo. Un secondo colpo fu picchiato alla porta: io rimasi immobile; ma l’ebreo abbandonando il suo posto alzò un asse del pavimento, e facendomi un segnale che rassembrava parte ad un istinto, parte ad una convulsione, mi indicò che vi dovessi discendere. Obbedii e non tardai a trovarmi fra le tenebre, ma in sicurezza.

Io era disceso non so quanti gradini e mi tratteneva tremante sull’ultimo di essi, quando gli ufficiali della inquisizione entrarono nella camera, e passarono al di sopra della medesima tavola, sotto la quale io era nascosto. Io intesi tutto intiero il loro colloquio. Uno degli uffiziali rivolgendosi all’ebreo, che era rientrato con loro, e salutandolo rispettosamente gli disse: Don Fernando, perchè non ci avete lasciato entrare più sollecitamente? — Reverendo, rispose l’ebreo fremendo, io non