Pagina:Maturin - Melmoth, II, 1842.djvu/90

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la occasione terribile per esser testimone delle sofferenze dell’infelice, intanto che la mia voce lo chiamava alla sorte, che eragli riserbata nell’eternità. Aggiunse che questa novella, inventata per dar pascolo alla credula superstizione era ripetuta da migliaia di bocche, e che per quanto fosse assurda non mancherebbe di risvegliare l’attenzione del Sant-Uffizio, e potrebbe forse condurre ad una scoperta. In conseguenza giudicava necessario di comunicarmi un segreto, il quale mi porrebbe in istato di viver sicuro anco in mezzo della capitale, fino a tanto che egli potesse immaginare un qualche mezza da farmi da essa sortire.

Al momento che egli accingevasi a svelarmi cotesto segreto, e che io già lo ascoltava con tutta l’attenzione, sentimmo un picchio alla porta: desso non era in alcun modo simile a quello della sera antecedente, ma era unico, solenne, parentorio, e fu seguito da una intimazione di aprire a nome della santa inquisizione. A quelle parole terribili l’ebreo si pose