Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/124

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ceva lungi dall’apprestare un balsamo salutare al suo cuore piagato, non faceva che sempre più inaspirlo; onde passava de’ giorni ben tristi. Quando nell’eccesso del suo dolore correva verso il piccolo giardino, che circondava l’umile abitazione della zia, era seguita da lei, che con un aspetto tranquillo e senza affrettare il passo, le offriva per confortarla qualche nuova produzione mistica. Eleonora pur troppo abituata alla fatale irritazione del cuore, che ammorza in noi ogni altro sentimento, restava fredda e si maravigliata come una creatura sì distratta potesse sopportare l’immobile sua esistenza. Sua zia si levava tutti i giorni alla medesima ora, faceva le sue preghiere alla medesima ora riceveva alla medesima ora i divoti amici che venivano a visitarla, e la cui maniera di vivere era tanto monotona ed apatica quanto quella di lei. Le ore del pasto erano similmente regolate in modo da non preterire un minuto: dessa pregava senza unzione, mangiava senza appetito, e ponevasi in letto senza