Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/141

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di calpestare il suolo, in cui s’imprimono le orme di lui, di vedere tutti gli oggetti, che mi circondano, riflettere la sua immagine, senza mai vederne la realità; di sentire, quando lo veggio, che è, e non è più il medesimo; il medesimo all’occhio, un altro al cuore. O Margherita, cotesta pugna continua tra i sogni della immaginazione, e la funesta vigilia della realità immerge nel mio seno un pugnale, che nessuna mano umana è capace di estrarre, e per la cui ferita la medicina non ha balsamo o lenitivo! Margherita versò delle lagrime ascoltandola e quindi con suo dispiacere acconsentì alla partenza di Eleonora, se ella lo giudicava necessario al suo riposo.

La sera medesima che ebbe cotesto colloquio con la sua cugina, Eleonora, che aveva il costume di errar sola ne’ boschetti, da’ quali era circondato il castello, incontrò Giovanni Sandal. Il tempo era bello; la stagione quella medesima, in cui si erano veduti la prima volta; nulla era cam-