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Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/164

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vedeva le sue forze diminuire insensibilmente. Mi ripetè più volte, che un segreto inviolabile era della più alta importanza anco per me, e mi lasciava travedere, che noi potremmo ambedue rivivere. Gli dimandai la ragione per cui egli aveva giudicato conveniente di confidare a me un segreto, la cui divulgazione poteva avere tante conseguenze, mentre non avrebbe dipeso che da lui il tenerlo celato. Egli non mi rispose. Intanto la lancetta dell’orologio si avvicinava alla mezza notte. I suoi lineamenti cominciarono ad alterarsi, gli occhi ad appannarsi, la voce ad indebolirsi; finalmente la respirazione cessò in lui totalmente. Gli toccai il polso; esso più non batteva; gli approssimai uno specchio alla bocca; ma non rimase in alcun modo appannato. Dopo pochi istanti il cadavere divenne tutto freddo. Io non abbandonai quella camera, che al termine di un’ora; esso non dava più alcun segno di ritornare in vita.

Alcune mie particolari circostanze mi costrinsero a fermarmi a lungo