Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/225

Da Wikisource.
216

che tempo sulla soglia, poscia avanzandosi a lento passo fino alla metà della camera, ivi fermossi senza guardare i due interlocutori. Quindi si approssimò verso il tavolino vicino al quale eglino erano assisi, e si diede loro a vedere come una creatura vivente e corporea. Essi sentirono ed espressero il più visibile orrore. Era realmente Melmoth, l’uomo errante, che essi vedevano, e tale quale egli era nel secolo passato. La di lui forza naturale non era abbattuta, ma l’occhio era in lui indebolito; non aveva questo quel lustro, del quale un tempo era fornito, siccome un faro per annunziare il pericolo a quelli, che fossero tanto imprudenti di avvicinarglisi. Tutto in lui annunziava un ente vivente; i suoi occhi soltanto erano quelli di un estinto.

Quando egli fu loro vicino, essi si alzarono con un movimento spontaneo. L’uomo errante stese le braccia, quasi per dire, che non temessero, e ch’egli non aveva intenzione di far loro del male; quindi prese la parola, ed il suono strano e grave di quella