Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/228

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mo errante sollevando le sue pesanti pupille, e fissandole il suo nipote gli disse: Il vostrò antenato è ritornato a casa sua; i suoi viaggi son terminati! A me importa ben poco tutto ciò che è stato raccontato e si è potuto credere di me. Il segreto del mio destino riposa con me. Se i miei delitti hanno sorpassato quelli di qualunque altro uomo, il mio gastigo sarà ad essi proporzionato. Io ho sparso il terrore sulla terra: nessuno poteva esser partecipe del mio destino, che di proprio consenso, e nessuno ha acconsentito. Sarò dunque solo a subire la mia pena; e dovrò in eterno errare ed aggirarmi in mezzo alla desolazione ed agli anatemi. Nessuno ha voluto cambiare la sua sorte con quella di Melmoth l’uomo errante; ho traversato il mondo nelle mie ricerche, e non ho trovato pur uno, che per guadagnare questo mondo abbia voluto perdere l’anima sua? Nè Stanton nell’ospizio degli alienati di mente; nè voi, Moncada nella vostra dura prigione; nè Walberg quantunque ridotto a vede-