Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/227

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vana e folle curiosità, che un tempo avrebbe potuto rendervi mia vittima, ma che ora non vi rende se non ridicolo agli occhi miei.

Potreste voi apprestarmi una qualche bevanda per ristorare la mia sete? continuò egli ponendosi a sedere. Moncada ed il suo ospite erano in preda di un terrore, che si avvicinava al delirio. Il primo nulladimeno si fece coraggio e riempiè un bicchier d’acqua, che offrì all’uomo errante con una mano bastantemente ferma. Lo straniero se lo appresso alle labbra, ne bevve alcuni sorsi, lo posò di nuovo sul tavolino, e disse: Ecco l’ultimo bicchiere, che io vuoterò sulla terra, l’ultimo liquore che umetterà il mio palato. Quindi terminò di vuotarlo lentamente, ed aggiunse: d’ora innanzi la mia sete sarà eterna. Nè il giovine Melmoth nè Moncada si sentirono forza da parlare, nè provarono alcun desiderio d’interrompere la profonda meditazione, cui egli si abbandonò.

Cotesto stato di rapimento di spirito durò fino a giorno. Allora l’uo-