Pagina:Maturin - Melmoth, III, 1842.djvu/64

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rossa le mie mani... Che ho io a temere?

«Intanto che il misero parlava in tal guisa, cadde sopra una seggiola, e si mise a nettare le dita, come per tergerne le macchie del sangue. In tanto incominciarono ad udirsi dei colpi all’usciale della camera, e poco dopo furono vedute entrare tre persone, che si avanzarono lentamente. Due fra loro sembravano oppressi dalla età ed il terzo da una viva emozione. Walberg non fece alcuna attenzione verso di loro; egli teneva fissi gli sguardi, giunte le mani. Non ci riconoscete voi? gli disse il primo sollevando una lanterna, che teneva in mano, e che era il confessore dell’estinto Saldang. Dietro l’ecclesiastico veniva il vecchio padre di Walberg, il cui aspetto offriva una completa apatia interrotta solamente da qualche piccolo movimento di capo, con cui sembrava dimandare a sè medesimo la cagione, perchè quivi si trovasse, e perchè non potesse esprimere neppure un accento. Desso era sostenuto da Everardo, i cui