Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/237

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pericolo che v’insospettisce? È degno di voi. Alleinanni. di voi che procianuite la santa inviolabilitá del Pensiero, il timore d’ una onesta e potente aspirazione qualunque essa siasi 1 E vorrete strozzare in fasce la nostra vita, per vietarle una espansione che un giorno forse potrebbe diventare soverchia? Io trovo nella storia del mio paese che qualunque volta ei visse di vita propria e d’ un pensiero suo veramente, quella vita fu vita di tutti, quel pensiero fu l’Unitá del Mondo. Mi stanno davanti il Campidoglio ed il Vaticano, la Koma dei Cesari — o meglio della Repubblica, perché i Cesari, pari a ]!^apoleone, non fecero se non introdurre, sostituendo se stessi al pensiero collettivo, il germe mortale alla missione civilizzatrice romana — e la Roma dei papi. È mia colpa s’ io intravvedo una terza missione piú grande per la terza lloma, per la Roma del Popolo Italiano? Io vedo perduta dal 1815 in poi V iniziativa del Progresso in Europa: è delitto il dire alla mia patria: afferrala e colma quel viioto^. Guardo al presente e trovo che fra tutte le Nazionalitá abbiamo noi soli il doppio ostacolo — dovrei dire il doppio privilegio — dell’impero Absburghese edel Papato. È mia colpa se noi non possiamo farci nazione senza che da un lato la Nazionalitá, cioè la Libertá dei Popoli, dall’altro l’emancipazione della coscienza proclamata pel mondo intero, lá dov’ essa è piú calpe’^tata, discendano conseguenze dal nudo fatto della nostra esistenza? Fate quello ch’io fo: sognate quello ch’io sogno. Voi veniste nelle nostre terre a protestare in nome della libertá umana, contro l’assorbimento materiale che i Cesari sostituivano al progresso benefico del nostro pensiero civilizzatore. Voi ripeteste piú tardi la vostra protesta, plaudente una metá del mondo,