Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/270

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Italiano: e durerá tale, e incapace di levarsi all’altezza del concetto del Governo Nazionale, finché non passi da Torino a Roma. 3Ia verso la kíardegna fu peggio: fu Governo di tirannide, d’ arbitrio, di corratela. Se oggi il (Toveruo pensasse a cedere l’isola allo straniero, e additasse, per diminuirne l’affetto agli Italiani, le condizioni interne, sarebbe senz’ aitilo colpevole di tradimento verso la dazione: verso la Sardegna, ei sarebbe reo del delitto di chi deformasse prima la sposa per poi cacciarla da sé. No: l’Italia non sará una seconda volta rea di suicidio e d’ ingratitudine. E le colpe del Governo da me accennate, saranno ad essa una nuova cagione per proteggere contro le trame altrui la Sardegna. Abbiamo tutti un debito fatto piú sacro da quelle colpe, ed è di lavarle col beneficio: beneficio resa piú che agevole dagli istinti buoni e dall’ingegno svegliato dei Sardi. Bastano a maturare nuovi e migliori fati alla Sardegna una amministrazione onesta, fidata in gran parte ad uomini suoi — una rete di strade — una serie di provvedimenti risguardanti le foreste, le arginature, i ponti, i canali di scolo — qualche scuola normale per architetti civili e ingegneri — due o tre grandi imprese agricole e industriali che vi chiamino dalle varie provincie italiane braccia, delle quali l’isola anche oggi scarseggia. Tre mesi di un Governo Nazionale davvero in Roma farebbero questo: la Sardegna farebbe il resto. Il popolo Sardo non ha bisogno che di fiducia in sé, d’amore dato e ricambiato, per essere attivo e capace. Fedele all’istinto italiano fu sempre. Ho ricordato la generosa difesa contro l’invasione francese: e ricordo il numeroso contingente di volontari mandato nel 1848 dall’isola: e i giovani sassaresi ai