Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/271

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quali strinsi la mano, quando accorsero per far parte della spedizione che noi disegnavamo sull’Umbria e le Marche, diedero, per prontezza di sagrifizio. virtú d’affetti fraterni e capacitá modesta, un’arra, che non dimentico, dell’avvenire dell’isola. E a questi e ai loro amici audranno accette, non ne dubito, le mie parole. Seguano essi nell’impresa via: tengano viva la sacra fiamma nell’anima, la diffondano, l’accendano dov’è sopita. Viaggino l’isola a combattere le menzogne degli agenti di Bonaparte. Dicano ai loro concittadini di non guardare al Piemonte, ma all’Italia che sta facendosi, e che, fatta ai)pena. terrá la Sardegna come una delle piú splendide gemme del suo diadema. Dicano ad essi che ci aiutino ad affrettar quel momento, ci aiutino a sbalzar di seggio il (ío verno della consorteria per sostituirgli il Governo Nazionale, gli onesti intelletti di tutte le provincie. Il giorno in cui avremo Venezia e Roma, il giorno in cui la setta materialista e avversa al popolo, che ora usurpa la direzione del nostro moto, avrá cesso il luogo a chi rappresenti meglio il paese, cominceranno i nuovi fati per la Sardegna. Fino a quel giorno resistano all’arti, alle seduzioni dello straniero: resistano a ogni proposta di voto, rispondendo: lo demmo da tin secolo e mezzo all’Italia e lo suggellammo, per serbarci ad essa, col sangue: rispondano ai tentativi, ove occoira, coll’arnu: avranno compagni gli uomini di nostra fede. Abbiamo detto a quei che governano: l’Unitá della patria con voi. senza voi, contro voi. Esaurimmo il primo periodo: siamo oggi a dover promovere l’Unitá, senz’essi, con mezzi nostri: la difenderemo, uniti ai Sardi, contr’essi. se osassero mai il secondo mercato.