Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/425

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ALLA SOCIETÀ EMANCIPATRICE DI SCICLL Fratelli, Ebbi le vostre dell’aprile. Accettai, riconoscente, col cnore. Non vi scrissi. i)erché, sopraffatto dal lavoro, parali debito mio di consecrare il tempo che mi avanza a incuorare i tiepidi, i titubanti. Con voi. buoni e forti, la mia parola è pressoché inutile. Poteva esprimervi comunione di affetti, e questo voi sapete d’averlo da me. Ad ogni linea ch’io scrissi sulle condizioni nelle quali versa il paese, ad ogni mia parola di fede, non negli uomini che oggi reggono, ma nei fati d’Italia, ne’ suoi giovani, ne’ suoi popolani, voi dovevate sentire ch’io pensavo a voi. Voi lo avete detto, fratelli: l’Italia inizia oggi la terza vita. Non dimenticate mai che la vita d’Italia fu sempre vita d’Europa. In quella coscienza, nella coscienza che ogni palpito d’ Italia agitava le sorti umane, noi fummo due volte grandi. L’Italia della Koma repubblicana diede CTnitá materiale all’Europa: l’Italia della Roma Papale le diede per molti secoli 1" Unitá morale. Noi vivemmo in nome d’una missione 5 quando la dimenticammo — quando dimenticammo la virtú iniziatrice ch’è in noi — quando invece di comunicare la nostra vita ad altrui,