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MEDEA.
Et insegnò a nasconder le sue forze.
Diede Prometheo l’arte:
E Vulcan tenne il foco
Ricoperto col solfo,
E tolsi anco le fiamme
Del folgore celeste
Del parente Fetonte:
E tengo i doni ancor de la Chimera.
Et ho le fiamme tolte
De l’abbruciata gola
Del Toro: che meschiate
Col fele di Medusa
Fatto ho serbar; ch’è un taciturno male.
Giungi Hecate a i veleni
Maggior virtute, e a miei
Doni conserva i semi de la fiamma.
Ingannino la vista,
E s’aventino altrui
Divorandole il petto, et ogni vena.
Stillin tutte le membra
Nudando l’ossa; e la sua accesa chioma
De la novella sposa
Vinca l’accese faci.
Io veggo, che i miei voti
Sono hoggimai esauditi:
Che tre latrati ha dato
L’audace Hecate; e accesi
Ha sacri fuochi con la face piena
Di doloroso pianto.
Tutta la forza è in punto:
Quì chiama i miei figliuoli;
I quali portin tosto
A la sposa i miei doni.
Andate figli, prole