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MEDEA. 214
D’una infelice madre:
Vedete di placar con questi doni,
E ancor con molti preghi
La Signora e matrigna,
Andate tosto, e tosto
Ritornate a la madre,
Acciò goder io possa
Gliultimi abbraciamenti.
Coro
Ove la sanguinosa
Menade move il piede
Frettoloso sospinta
Da fiero et empio amore?
Qual si nefando male
Apparecchia di fare
Da tal furor portata?
Il volto è tutto pieno
D’ira, e d’asprezza; e crollando la testa
Minaccia il Re superba.
Chi porrà fede in una
Scacciata e posta in bando?
Son focose le guancie
E ’l pallor fa, che si dilegua il sangue,
Che le facea vermiglie.
E sempre varia, e un sol color non serba.
Hor si parte, hor ritorna,
Si come Tigre suole
Orba de’ propri figli
Con furioso corso
Cercar il bosco la vicino al Gange.
Medea non sa frenare
L’ira, ne li suoi amori.