Pagina:Mela - I tre libri di Pomponio Mela del sito, forma, e misura del mondo. Tradotto per messer Thomaso Porcacchi.djvu/100

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L. I B R O C r quello ffacio,che da quefle è lontano Mra è coperto dau’onde, bora rimane ignudo, bora quelle paiono i/o le, er fora ogm cojd infume pare unafol terra ferma Qui fono gtiOoni; i quali fi pafcono filamento d’oua d’ucceUi acquatili, & d’auene: & tafano gliHippcpo dico’piedi di cauallo; e’Satmali, c’hanno l’orecchie grandi, er pendenti per accerchiare il corpo tutto Nel re fio uanno ignudile è uero quel che fi ua fauoleggian do, quantunque io troniauttori, iqualinon miuergo gm difeguitare -, che diciofcriuino.Tile è congiunta al lito de’ Belgi, er e celebrata per li uerfi cofi greci,• co» me nojlri ancora, perciocbe ui nafce il Sole, che fù poi gran tempo a tramontare; er le notti ui fon corte, di uerno, come anco altroue ì buie, er di Jlate chiare. Queflo è perchè alhora il Sole alzandof forte, quan* - tunque ei nonfi fcerna, tuttauia con la uiiinafuacbia* rezza illuilru i luoghi più uicini. Ma quando è Sciai* tio non fono chiareperciocbe non pur fi veggono aper tamente i raggifuoi,an Z i egli mojlra ancora gran par tedife medefimo. Talge è nel mar Caffio sbandante fenza effer colmata, er copiofa d’ogni biada,er d’ogni ■ frutto. Mai popoli uicini tengono cqfa empia, er fa* ■ crilegio il toccare quelle coje, che ui nafcono, penfan* do, ch’elle fiano apparecchiate per gli Dei, er che per loro sgabbiano aferbare, Sonoui in quelle riuiere al* cuni luoghi, che noi dicemmo effer e deferti, er cojì an torà giacciono al preferite i er fenza alcun proprio no me fi chiamano Scithici. Da O.VBST! ella torce nel corfo, che quelli fan