Pagina:Melli - La filosofia di Schopenauer.djvu/33

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nière quelconque»; e Biot chiama corpi materiali: «tout ce qui produit ou peut produire sur nos organes un oertain ensemble de sensations determinèes» (cit. da Lewes, Problems of Life and Mind vol. 2°, p. 263). Nel fatto noi non pensiamo altro col concetto di materia nel suo significato obbiettivo: essa è lo spazio pieno, ossia percepibile in quanto è causa delle nostre sensazioni. Per questo la materia non è propriamente oggetto ma condizione dell’esperienza, la sostanza fenomeno di Kant. E questo carattere fenomenale della materia si vede con tutta evidenza quando la si considera nel suo rapporto con lo spazio e col tempo ch’essa presuppone. Se lo spazio fosse la forma unica delle rappresentazioni, il mondo sarebbe qualche cosa di rigido, d’immobile: non ci sarebbe successione nè cangiamento, che sono possibili solamente nel tempo. E d’altra parte se fosse solamente il tempo la forma delle rappresentazioni, tutto sarebbe fuggitivo: nessuna permanenza, nessuna coesistenza, nessuna simultaneità, quindi nessuna durata. La durata in tanto è possibile in quanto alcuni oggetti cangiano, mentre altri rimangono immutati; e il cangiamento in tanto è possibile in quanto c’è qualche cosa che, nello stesso tempo, permane e dura nello spazio: il che vuol dire che lo spazio e il tempo in tanto sono percepibili in concreto, in quanto sono pieni, e la loro percepibilità, ciò che li riempie, è appunto la materia, la quale congiunge in sè