Pagina:Memorie del Cagliostro in Roveredo.djvu/47

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ge di Cesare) si congedò da loro, e ritornato nella città, raccolte in fretta le cose sue, dopo due giorni andò a Trento con sua moglie, undici giorni avanti le calende di Novembre, come computarono i Romani, appunto 46 giorni dopo il suo arrivo. Era poi il quarto giorno della settimana verso le ore nove. Ed essendo montato in carrozza s’accostò a lui quel servo, che egli avea cacciato fuori di casa, per augurargli ogni prosperità: ed egli frapposta la mano, ne lo impedì dicendo: levamiti d’innanzi pessimo servo. Rivolto poi a quelli, che a caso erano presenti, disse loro: dite ai Roveredani, che perdonino a un loro servitore, se ad essi meno del dovere soddisfece: poichè certamente la buona volontà di lui fu sollecita, ed il suo cuore senza finzione avanti di loro. E continuando egli a parlare, risuonò la trombetta, ed i cavalli trasportarono il cocchio fuori della loro vista. Era poi Cagliostro di un aspetto oltremodo amabile, e di una statura non molto alta, di testa grande, e grasso assai. Ed essendo così pingue si moveva nondimeno agilmente, e si rotava intorno. Il suo colore era vivo, i capelli della sua testa bruni, e gli occhi incavati, e vivaci. E parlando egli con