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linea da Brescia a Milano per Treviglio, quello che domandarono già formalmente, cioè: la sospensione dei lavori tra Brescia e Milano, e questo pel chiaro fine di poter intanto accomodare le cose loro, ritentare se fosse per riuscir loro l'impresa che tanto agognano della strada da Milano a Bergamo, a Brescia, e trovare alleati.

E degli alleati ne troverebbero allora sì; avrebbero per nuovi alleati tutte le province lombarde, tutti i Lombardi, perchè vedendosi abbandonati dalla Società lombardo-veneta, direbbero: che piuttosto di attendere sette od otto anni per veder giungere la strada di ferro Ferdinandea lombardo-veneta sino a Milano, avendo un governo a parte, un utile centro di movimento a parte, piuttosto che correre il pericolo di aver nulla, è meno male avere una strada di ferro non buona, ma averla, e si getterebbero tutti dal partito della linea da Milano a Bergamo, a Brescia, guastando così la linea dell'I. R. privilegiata strada Ferdinandea lombardo-veneta, che è come dire, guastando l’impresa, perchè la linea è la cosa più importante, è il fondamento dell'opera.

Sarebbe un atto di ingiustizia verso le province lombarde ed i Lombardi, che furon chiamati dai Veneti all'opera, per la quale alcuni di essi con amore, con fervore, con proprio disagio si prestarono: che mai fino ad ora seppero che si volesse diseredare, e per lungo tempo, la loro capitale e il loro territorio dei vantaggi che derivano dalle strade di ferro, nè potevano pensare che lo si volesse, se il farlo è dannoso all'intera Società.

E che direbbero i Veneti se la Società s'avvisasse d'incominciare i lavori da Milano soltanto? Eppure questo partito non sarebbe certo peggiore dell’altro. Amendue sarebbero in ogni circostanza di grave danno all’impresa, amendue nelle circostanze attuali possono rovinarla.

Venezia, 22 luglio 1840.


Giovanni Milani.