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266 mummia egiziana

globo d’ oro alquanto schiacciato, somigliante alla bolla che i nobili Romani soleano portare appesa al petto nella loro giovine età1. Nelle mummie di più antica data, invece dl qnesta bolla, alcune volte si trova appeso un piccolo papiro, ovvero una tavoletta di legno, od anche uno scarabeo2, od un amuleto.

Sul piano stesso che serve di sondo al sarcofago, sopra il capo del defunto, vedesi dipinta un’ampollina, segno fonetico della lettera n, che è l’iniziale del nome della dea Nefte, madre d’Osiride sovrano del Tartaro, la quale, come divinità tutelare de’ morti, vedesi per solito rappresentata dagli Egizi sulle casse delle loro mummie in diverse maniere, ma per lo più colla figura di una donna munita di due grandissime ali d’uccello, ovvero colle braccia aperte quasi in atto di abbracciare od accogliere il trapassato. Ai due lati, fra vari rozzi fogliami sono rappresentali, sotto forme muliebri, due genii, ovvero due paredri d’Osiride, i quali porgono al defunto colla destra un emblema di color verde simile a quel geroglifico fonetico, che nell’alfabeto del ch. sig. Champollion, al n.° 3a, corrisponde alla lettera od aspirazione cofta Hovi. Queste cose hanno tutte certamente il simbolico loro significato, ma non è sempre nè cosa facile, nè sicura di volerne dar ragione.

Tutto in questa nostra mummia è di una stupenda conservazione; l’esteriore stesso della cassa, anche dopo tanti viaggi, scosse e trasporti che ebbe a soffrire, è tuttora in sì buon essere, e d’un’apparenza sì nuova ancora che si direbbe fatto in questi giorni. Ed e questa appunto l’interrogazione che fa ogni persona che la vede.

Esternamente, sulla facciata minore di questa cassa, su quella cioè che corrisponde ai piedi del cadavere, vedesi la già mentovata iscrizione in lingua greca, delineata in nero in sei linee, ma con tanta negligenza che, quand’anche la sua data non fosse certa, porgerebbe per se stessa argomento bastante per giudicarla opera della decadenza d’ogni buona arte in Egitto. La medesima cosa si può dire della scrittura ieratica dei papiri, e della geroglifica o

  1. (k)
  2. (l)