Pagina:Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX.djvu/759

Da Wikisource.

rCL CAT. DI S. QUIMINO ’ 3ofj

k. face 266. Questo vezzo, tultocliu prezioso ass.ii, e pur iiiio dcgli e.seinplari incii belli die abbiamo in questo musco clell’ eccclJcnzA degit aiiticht Egiziuni nell’arte di fare gU smalti, ossia i vetri colorali. Quel popoio clie, dai tempi anteriori ad ogni memoria Hno alia sua cstiiiRionc, j,are che abl)ia falti si pochi passi nell’arte del dipingere, quel J)opolo stesso porlo taut’ oltre la maestria nel lavorare il velro, e nel lingcrlo in piii colori, ora uniti ora screziati, da far arrossire nel paragone i modcrni arleGci, ricchl di tanla scienza naturale, e cliimica dotlrina. Tutti i gabinetti abbondano tli simili Invori egiziani, nessuno possicde pero, come il nostro, una leggenda sepolcrale geroglifica quasi inticra scritta sopra un legno atlricano durissimo con opera di musaico in rilievo, falta con pczzetti di sraalto d’ ogni colore perfettamente commesst, e talvolta minuttssimi. La diligenza e la Onczza del lavoro, e la vivacita de’ colori sono tali da non temer il confront© coi mnsaici pill belli BTitichi e modcrni che conosciamo.

Fra.le operc d’l votro di questo $tesso musco sono pur degni di molta considera/.ione alcuni piccoli spccclii fatli di cristallo sotlilissimo, spalmato da una parte con una vera amalgama metallica, quali li abbiamo noi di presente. UnO dt que’ spcccliietli, quasi volesse dar prora, e logliere ogni dubbio sulla sua originc, sta iacastrato in un disco die una piccola sialua di lavoro egiziano tiene nelle sue mani.

La maniera di preparare gli specchi come li usiamo noi, era dunque conosciula dagli Antichi; ne sono lontano dal credere che fosse cguahneute nota in Grecia ed in Italia, come lo era presso degli Egiziani; e se gli Etruschi, i Greci ed i Romani avessero avuto il dlima delta Tebaide, e sepolcri ediQcati coUa stessa diligenza che quelli dfU’Egilto, sicuramenlc anche di quelle nazidui

del Comunc di Lucca; modcUo rarissimo dcU’ arcliitcttura militirc di que’ Icidpi. lo I’ ho Tcduta geltare al suolo, nc’ passali ^orni del disordino, per giovarsi dri miscro piclramc di cai era costrutla. Per buona sorlc giuusi ancora iji tempo per Icvaruc la piaDta, cUc tcogo preziusa pTCsio di mc.