Pagina:Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX.djvu/760

Da Wikisource.
310 mummia egiziana

ci sarebbero rimasti non pochi di sì fatti mobili, adoperati in tutti i tempi, e da ogni grado di persone.

Gli Egiziani conoscevano pure il modo d’intarsiar l’oro alla gemina negli altri metalli, come praticavano gl’Italiani ne’ secoli ora scorsi, e come si fa tuttora in Oriente. Non ignoravano neppure l’arte di lavorare il corallo, ne quella di far ia porcellana; un numero grandissimo di scarabei, d’idoli, statuette, e di altri simili piccoli monumenti, tutti coperti di smalti bellissimi, alcuni dei quali anteriori d’età alla stessa diciottesima dinastia, sono fatti di quest’ultima sostanza. Sapevano al par di noi dipingere di smalto fiori, figure, ed altre cose sopra i metalli, e sopra le terre cotte; e le vernici, con cui solevano smaltare le loro stoviglie, e le figuline sepolcrali, possono star a fronte delle migliori opere moderne in tal genere. Di tutte queste cose, che ciascuno potrà verificare se sieno conformi al mio dire, abbiamo in questo gabinetto buon numero di mostre, e di esemplari, su alcuni de’ quali vedonsi registrate delle epoche di trenta, o trentacinque secoli scorsi.

l. facc. 266. In quanto agli scarabei, alle loro diverse categorie, ed all’uso cui erano probabilmente destinati in Egitto sotto il dominio de’ Faraoni, quello cioe di supplire alla moneta, veggasi la mia lettera al ch. sig. Cav. G. B. Vermiglioli, Professore di Archeologia nell’Università di Perugia. Torino 15 gennaio 1825.

m. face. 268. Nella moltitudine de’ sarcofagi di mummie che sono in questo regio museo egiziano, tre soli io ne conosco dai quali la regola qui da me generalmente enunziata riceva eccettuazione, poiche sopra di essi si vede registrato, oltre il nome della madi’C del defunto, anche quello del suo genitore.

Uno di questi sarcofagi e quello pregiatissimo del regio scrlvano Scebamone figlio di Thuthmes e di Seamone, di già mentovato alla nota b; l’altro e il coperchio della cassa mortuale di un sacerdote del tempio d’Animone in Tebe; il terzo e un’urna