Pagina:Memorie per servire alla vita di Dante Alighieri.djvu/209

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nel 1572.1 i primi IV. sono formati con le Rime di lui2. Fra queste v’è una Canzone in lingua Provenzale3, Latina ed Italiana, per la quale il Canonico Cre-

  1. Per gli eredi di Filippo di Giunta in 8.° L’edizione di questa Raccolta è molto rara, ma fu ristampata prima in Venezia per Gio. Antonio e fratelli Niccolini di Sabio nel 1532. in 8.° poi distinta in XII. libri con aggiunte notabili, e con una belli Prefazione, pure in Venezia appresso Cristoforo Zane nel 1731. in 8.° e finalmente ivi per il medesimo Zane nel 1740.
  2. Dice il Boccaccio loc. cit. che Dante compose molte Canzoni, Sonetti, e Ballate amorose, e morali, oltre a quelle che ti trovano nella sua Vita nuova; lo stesso affermano ancora l’Aretino, il Filelfo, il Manetti ec. e Gio. Villani a venti fa montare quelle Canzoni, che scrisse quando era in esilio; ma più se ne incontrano nella Raccolta del Pasquali. Il Cod. 65. della Bibliot. di S. Marco di Venezia contiene più Canzoni, e Ballate del XII. secolo, e tra queste ve ne sono alcune di Dante.
  3. Incomincia

              Ahi faulx ris perque trai haves etc.

    cioè

              Falso riso, ahi perchè tradito avete ec.

    E non è maraviglia che Dante fosse in grado di scrivere in questa lingua, perchè doveva conoscerla, e perchè la nostra Poesia si vuol nata dalla Provenzale, e dalla Siciliana. Di più altre lingue mostra esser inteso Dante ne’ suoi scritti, e specialmente per varie voci da esso adoprate nella Commedia, quali sono per esempio:
     Alla, misura, da Ell, che in Inghilterra comprende una lunghezza di 3. piedi e 9. pollici.
     Privati per latrine dall’Inglese Privy, che così tali luoghi si chiamano, significando luogo segreto o nascosto.
     Alcune altre voci adoprò e trasse della lingua Spagnuola, e sono 1.° Chiero del verbo querer, quero che significa volere, desiderare ec.. Paradiso Cant. III. vers. 93.
     2.° Leno da lleno, che significa pieno. Parad. Cant. XXVIII. vers. 81. quantunque il Volpi lo derivi con contrasenso dal latino lenis, fiacco, debole, mite. Coerentemente all’idea del Volpi anco il Venturi lo trae dal latino lenis, sebbene nella sua lunga nota convenga che Borea dee soffiar forte per sbarazzar l’aria dalle nuvole:

             «Come rimane splendido, e sereno
             «L’emisperio dell’aere, quando soffia
             «Borea da quella guancia, ond’è più leno: