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Pagina:Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino.djvu/411

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310 MEM. STOR. CIV. ED ECCL.

gni Regis Alphonsi, et Ferdinandi Primi arbitror fuisse introductum, quia illis temporibus regiones illae Albania, et Dalmatiae a Turcis invasa fuerunt, et proinde facta fuit demigratio ipsorum, et nova Colonia in Regno institutae.

24. Poichè al tempo del Re Alfonso I. il quale Regnò dal 1441. fin’al 1458. non ancora i Turchi avevano occupato l’Albania, e l’Epiro, come poi avvenne per la morte di Giorgio Castriota Scanderbegh, la quale accadde li 17. Gennaro 1466. come si è detto di sopra, e in questo tempo governava Ferdinando I. da altri chiamato il Re Ferrante. Si conferma tutto ciò colla definizione, che fa di questa strage Paolo II. nella sua lettera, che scrive al Duca di Borgogna, come sopra, e Paolo II. fu Papa dal 1464. fin’all’anno 1470. tempo, in cui mori il Principe Giorgio Castriota, e quando propriamente regnava Ferdinando I.

25. Perchè poi gl’Albanesi, Epiroti, chiamati anche Schiavoni s’introducessero, e fussero stati ricevuti in dette Reggioni, fu perchè Giorgio Castriota, detto Scanderbegh loro Principe guerreggiò co’ suoi a favore de’ Veneziani, del Re di Napoli, e del Papa nelle guerre avute in diversi tempi, specialmente co’ Francesi, e contro il Turco, come si ricava dal Summonte nella Stor. del Regn. di Nap. tom.3. e quasi da per tutto il lib.5. particolarmente cap.2. dell’Edizione di Napoli presso Francesco Savio 1640. p. 247. e segg., ove si leggono due lettere, una del Principe di Taranto a Giorgio Castriota, e l’altra di Giorgio Castriota al Principe di Taranto, le quali per esser degne da osservarsi; e aversene memoria, stimiamo qui trascriverle.

Giovanni Antonio Principe di Taranto, a Giorgio Albanese Salute.

26. “COnveniva a te, al quale la fortuna aveva illustrato nelle guerre, che gl’inimici della Cristiana Religione, che alcune volte avevi preso ad impugnare, avessi finito di opprimere, e proseguitoli fin’alla totale destruzione, e non averli alquanto irritati, e lasciato quel campo, esser passato in Italia a promover l’armi contro de’ Cristiani, che causa tiene contro di me? Che cosa ho fatto io contro di te? Che controversie fur mai tra di noi? Hai spogliato i miei Territorj, e contro i miei sudditi ti sei crudelmente sfogato, e prima hai mosso la guerra, che proposto. Ti vanti d’essere un fortissimo Guerriero della Cristiana Religione, e niente di meno proseguisci quella gente, che con ogni ragione è cristianissima chiamata. Hai rivolto il ferro contro Francesi, de’ quali è il Regno di Sicilia? Hai pensato forsi contro l’effeminati Turchi, o contro l’imbelli Greci prendere la pugna, de’ quali sei folito ferire le spalle, altri Uomini troverai qui, quantunque supportano il tuo fiero aspetto, nissuno però fuggirà il tuo viso, molto bene li sfiderà il nostro soldato, nè avrà paura della faccia dell’Albanese il sangue Italico. Havemo già conosciuto la vostra generazione, come pecore, estimano gl’Albanesi, nè è vergogna avere per inimici tal gente vile, nè avresti impreso un tanto negozio, se avessi possuto dimorare in casa sua,