Vai al contenuto

Pagina:Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino.djvu/459

Da Wikisource.
358 MEM. STOR. CIV. ED ECCL.

Teodofio, e suoi figliuoli Cliternia era in piedi, quantunque sia vero, che nel di più si permetteva dagl’Imperadori, che le Città si governassero da sè stesse per mezzo de’ loro Magistrati nella figura di prima, come si è detto nel lib.2. cap.1. num.1.

6. Cliternia rimase distrutta non già dalle guerre co’ Larinati, ma da Barbari Goti, Westrogoti, e altre simili Nazioni, dopo la caduta dell’Imperio Romano, quando anche ebbe l’istesso infortunio la Città di Larino. Su di che potressimo addurre delle autorità de’ Scrittori contemporanei, che tralasciamo, e l’Abate Polidori nel luogo preaccennato, dice parimente, che dalle sue rovine fu edificata una picciola Città, chamata Licchiano, Licchiarno, Cliternio, Cliternia, però assai differente dalla prima, e così ivi al n.6. Ex ruinis antiqua Urbis destructa post casum Romani Imperii a Nationibus Barbaris, qui Italiam non uno malorum genere vexaverunt, Cliternianum aedificatum est; eodem poene situ, sed amplitudine, et conditione valde dispari. E di questo si fa menzione in molte carte di Tremiti, di Larino, e di Termoli, del tempo de’ Normanni, come attesta lo stesso Abate Polidori nel luogo suddetto. Idem novum Oppidum posteriori aevo, Northmannis praecipue dominantibus in antiquis chartis Monasterii Tremitensis, Episcopatus Larini, et Civitatis Termulensis, non Cliternianum modo, sed et Clitiarnum quandoque appelletur. Inde corruptiore vobabulo factum vulgo est Lichiarnum, et Lichianum. E colla sua distruzione maggiormente si stabilirono li suddetti luoghi, e ne sorsero altri.

7. Nè questa nuova Cliternia, o luogo Cliterniano, o Licciano, che si dica, ebbe maggior fortuna dell’antica Cliternia, perchè anch’egli restò desolato, e al presente, non si vedono, che antichi monumenti di fabbriche, di abitazioni, di fontane, e di altri edifici, li quali ci fanno sapere la di loro qualità d’esser stati assai considerabili. Quando poi ciò sia accaduto, dobbiamo dirlo certamente in occasìone, che allo stesso infortunio furono sottoposti gl’altri luoghi, cho venivano situati nel lido dell’Adriatico di questa Diocesi a cagione de’ tremuoti, guerre, peste, e simili disavventure, specialmente il tremuoto del 1125. che si racconta da Falcone Beneventano nella Falcone Beneventano Cronaca Ad annum Christi 1125</a>. e se ne portano le sue parole dal più volte lodato Abate Polidori nell’Appendice de’ Commentarj preaccennati n.7. e in questi tempi restò anche distrutto il Monastero di S. Felice, in cui si conservava il S. Corpo di S. Leo Confessore, che ora si venera in S. Martino, suo Padrone, e Protettore principale, come nel d. Appendice, e noi ne parliamo nel nostro Appendice di queste Memorie cap.3.


Cap. V.

Di S. Agata di Tremiti.

1. Alla parte di Ponente del Fiume Fortore, e nelle vicinanze di Chieuti, e di Serracapriola furono più luoghi, e Terre poste dentro il distretto della Diocesi di Larino, cioè S. Leuci, Civita marina, o Civita a mare,