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Pagina:Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino.djvu/458

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LIB IV. CAP. IV. 357

tesicco, Rio salso, Portacandora, Campo in mare, Castro vecchio, Castro nuovo, e con essi l’Isole di Diomede nel mare, e che in una di queste vi era una fortissima Arce, come ivi si legge sopra il Sepolcro dove erano le ossa di Diomede Re della Daunia. Quanto a’ luoghi noi la stimiamo sincera, perchè di tutti ne abbiamo monumenti di fabbriche da noi veduti ne’ proprj luoghi, come in parlarsi di essi, cioè di Caroleto nel cap.4. ove di Campomarino, di Colle Cervino, di Castro vecchio, oggi detto Colle Vecchio, di Reale, oggi Città Reale, e di Civita Arpalice nel cap.2.di questo lib.4. ove de’ Casali, e luoghi distrutti di S. Martino, di Rio salso nel seg. cap.5. §.7. di Montesicco nel cap.7. ove discorre di Serracapriola, e Campo in mare, oggi Campomarino, siccome Portacandora, poi detto Portocannone, attualmente sono Terre di questa Diocesi, siccome l’Isole di Diomede, come ne’ loro proprj luoghi: È abbaglio però facendosi regnare nell’anno 360. Arcadio, e Onorio figliuoli di Teodosio Imperadore; imperciocchè questo cominciò il suo Impero nell’anno 379. della nostra Redenzione, e terminollo nell’anno 395. in Milano, cui succederono Arcadio, e Onorio suoi figliuoli.

4. La stimiamo poi favolosa, volendo, che questa Città si governasse in forma di Repubblica, con suoi Magistrati, Consoli, Senatori, e simili, e che fusse composta di sessantamila fuochi: essendo che per quanto fusse spazioso il suo tenimento nel lido dell’Adriatico dal Fortore per Oriente fino al Biferno, posto per Occidente, appena sarebbe stato capace di tanti Abitatori, e certamente che in Larino mai vi è stata una pretensione di numero si eccessivo di Abitatori, pure fu Larino assai più chiaro, e potente: Quindi supponiamo, che l’Autore della leggenda abbia preso abbaglio in leggere le figure de’ numeri, e che in cambio di seimila, abbia scritto sessantamila, lo che è verisimile. E rispetto a’ suoi Magistrati non abbiamo monumento, nè conghiettura da poter asserire, che ella si governasse in forma di Repubblica con suoi Magistrati, Consoli, Senatori, e simili; e in questo proposito il Signor Abate Polidori nell’Appendice de’ Commentarj sopra la Vita, e Antichi Monumenti di S. Pardo num.5. così dice: Nescio qua veteri inscriptione moti loci Incolae, in qua Cltterninorum Respublica. memoratur, eidem simillimam Romana: Urbis dignitatem cum Consulibus, Senatoribus, et id genus alios amplissimos Magistratus minus recte, ac scite tribuunt: non animadvertentes Rempublicam cuique fuisse loco antiquitus, neque dignitatis, atque praestantiae, sed Communitatis id nomen esse. Hinc quidquid commune erat, omnesque publice attingebat, Res dici publica, et appellari consuevit.

5. Molto più favolosa si rende, asserendosi, che poi rimanesse distrutta per le inimicizie, che insorsero tra i Larinati, e gli Abitatori di Cliternia, e che armati tutti di ordine dell’uno, e dell’altro Senato, dopo una guerra crudele Cliternia fusse desolata, e abbattuta da quei di Larino. Si rende chiara questa favola dalla conghiettura tra le altre; perchè in que’ tempi, che l’Impero Romano era in fiore, nelle sue vicinanze, come si ritrovava Larino, e Cliternia, non tanto facile avrebbe potuto ciò avvenire, dipendendo le Città per cospicue, che fussero, dalla sovranità degl’Imperadori, e nella leggenda si dice, che a tempo di