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Pagina:Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino.djvu/461

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360 MEM. STOR. CIV. ED ECCL.

§. I.

Dell'Isole di Tremiti

1. QUest’Isole prima furono chiamate Diomede da Diomede Re d’Etolia, allora quando perseguitato nel suo Paese si ricoverò in queste Regioni presso il Re Dauno, suo Suocero, dal quale accolto benignamente ebbe in dono buona porzione di quella parte, che si chiamava Daunia, dove ora è posta la Provincia civile di Capitanata, e che dopo aver edificate molte Città terminò i suoi giorni in queste Isole, e si vuole, come si è detto nel cap.4. $.Unico, che in una di esse si conservino le lue ceneri. E come osserva il chiarissimo Giovanni Battista Vico Napolitano fu nostro Maestro in Rettorica, lib.2. della nuova scienza, molti premuti, e vinti dalle contese eroiche, o sia degl’Eroi, che si ebbero in Grecia, si fussero dati ad andar errando con quelli della loro fazzione per ritrovare altre Terre, tra questi vi fu Diomede, che si fermò con altri della sua fazione in dette Isole, siccome de’ Troiani, distrutta Troja, Capi in Capua, Enea nel Lazio, e Anteno penetrò in Padoa.

2. Di esse fanno gloriosa memoria per quanto appartiene alla pura Storia, Strabone, Tolomeo, Plinio, e S. Agostino nel lib.18. della Città di Dio: E perchè si favoleggiò, che gl’Etoli, compagni di Diomede da Venere fussero stati trasformati in alcuni ucelli de’ quali abbondano quest’Isole, e ne parleremo appresso, questli dando in un stridore, o sia canto lamentevole, che fanno, sembra, che esprimano il di loro cordoglio, per la morte del di loro Signore. Virgilio nel lib.11. delle sue Eneid. introduce Diomede a favellare cogl’Ambasciadori di Turno, lamentandosi tra le altre cose, che i suoi compagni fussero stati cangiati in ucelli. Ovidio nel lib.14. delle Metamorfosi descrive ampiamente questa vana, e poetica trasformazione. Scipione de Monti, celebre Poeta del Secolo XVI. nel Poema della vita, e gloriose gesta di Giorgio Castriota, detto Scanderbegh, che si conserva mss., come ci viene supposto, presso D. Gio: Bernardino Tafuri, Patrizio di Nardò nel lib.16. parlando d’un cavallo nato in una di queste Isole, canta così di detti ucelli:

               Di Tremiti già detta Diomea.
               Il conversa in Augei schiera pietosa.
               Di Argivi al Duce suo l’esequie fea.

3. Altri, non hanno mancato dire, che quest’Isole da principio fussero state unite, e che in appresso le onde del Mare, i venti, e qualche tremuoto le avesse divise in tante, quante ora si veggono: siccome si dice della Sicilia, che prima formasse la medesima un continente col nostro Regno, e che poi per un tremuoto si fusse staccata, intermezzandovi il Mare. Di questo parere tra gl’altri è il P. Guglielmo Gumppenbergh della Compagnia di Gesù lib.2. dell’Atlante Mariano, dove parlando della miracolosa Immagine della Beatissima Vergine Tremitana, così egli in singolare: A tremore, seu terrae motu nomen babet.