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188 memorie storiche della città

cominciò a dire pubblicamente a’ popoli delle diverse terre e villaggi della pieve di Tione, che se il loro Principe nulla potea fare per liberarli dalle calamità, che soffrivano, ben avrebbero potuto farlo essi medesimi coll’atterrare e distruggere quel dazio, ch’era l’unica cagione de’ loro mali. La vera cagione però non era già, com’essi credevano, il nuovo dazio, ma il rigoroso divieto, con cui la Repubblica veneta aveva proibita da’ suoi Stati ogni esportazione di grano, e colle più severe misure ne impediva ogni trasporto pel Lago di Garda. Ciò nondimeno gli abitanti di quei villaggi fissi nella loro opinione dopo essersi uniti a suono di campana a martello sulla piazza di Tione portaronsi colle armi alla mano al numero di trecento alla casa del dazio sul Lago di Garda, ed ivi giunti l’hanno violentemente smantellata e demolita, e dopo averne tratti fuori i cannoni, e tutto ciò che vi si trovava, appicatovi il fuoco la diedero in preda alle fiamme, con aver pure ridotta in cenere la barca armata, che serviva a’ soldati austriaci per iscorrere il Lago. La notizia d’un tale avvenimento riempì di cruccio e di dolore l’animo del Principe Cristoforo Sizzo. Egli ordinò tosto, che fosse formato contro i rei del gravissimo misfatto un rigoroso processo; ma essendosi i medesimi portati, come era loro costume, nel mese d’Ottobre in varie parti d’Italia a procacciarsi il vitto colle loro fatiche, convenne sospen-