Pagina:Memorie storiche della città e del territorio di Trento.djvu/235

Da Wikisource.

e del territorio di trento. 217

pra i popoli, nè di possedere alcun temporale dominio. Questa opinione o dottrina era pure stata quella, che aveva prima spinti non solo i baroni ma anche il popolo di Roma a tentare di scuotere il giogo de’ Sommi Pontefici, i quali per questo spirito di libertà e d’indipendenza, che fieramente allora regnava in Roma, si vider costretti a partirsene, ed a trasportare la loro sede in Avignone. La sedizione o sollevazione di Trento, alla quale niuna parte presero i popoli del Principato, fu ben presto sedata; il Bellenzani ebbe tagliata la testa, e l’esito o il frutto di questa sollevazione si fu, che l’Arciduca Federico d’Austria occupò colle sue armi la città e tutto il Vescovato di Trento con dire, ch’egli solo n’era il legittimo signore. Questa occupazione cessò poscia dopo alcuni anni nella maniera e per le cagioni, che abbiamo altrove narrate.

La sollevazione, che insorse contro il Principe Alessandro di Mazovia, mentre egli trovavasi al Concilio di Basilea, e così anche quella, che scoppiò contro il Vescovo Giorgio de Hach, alle quali pure non ebbero alcuna parte i popoli del Principato, e che nate erano nella sola città di Trento, furono di breve durata, e soffocate furono nel loro nascere. La cagione di queste sollevazioni sembra non ad altro doversi attribuire che all’amore di libertà e d’indipendenza, che veniva sovente a riaccendersi nell’animo de’ cittadini, e dalla speranza di maggior felicità in un popolare governo.