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Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/271

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Aneddoto di Napoleone in Casa Pallavicini.


Lasciò scritto il conte Tornafort, che trovandosi Napoleone a mensa in casa Pallavicini la sera dei 20 aprile 1796, se ne stava taciturno e chiese per tre o quattro volte d’essere servito di zuppa mangiando poco del resto, s’accostò al fuoco terminata la cena, essendo la stagione fredda e piovosa, con qualche nevischio. Si mise a discorrere col marchese Pallavicini più che ottuagenario, di piccola e meschina statura, ma d’animo signorile e di carattere intrepido, di cui diede prova comandando la milizia nella valle del Tanaro nel 1745.

Cadde il discorso, come era naturale sugli affari della guerra, ed il Pallavicini prese a dire al giovane Bonaparte.

«Generale! Voi avete già riportate gloriose vittorie, ma molto vi resta a fare per entrare in Piemonte. Io conosco le posizioni degli alleati, avrete a combattere un’armata provvista di numerosa artiglieria, con un’ottima cavalleria, avete a passar fiumi molto ingrossati dalle pioggie e difesi da tremende batterie. Come potrete adunque superare questi ostacoli coi mezzi di cui potete disporre?»

Che facesse gran senso sull’animo di Napoleone un simile ragionamento, scorgendo in quell’ombra d’uomo un singolare ardimento, e come un prestigio funesto si seppe dopo alcuni mesi. Trovavasi Napoleone vittorioso in Milano e parlando di Ceva coi due generali Dessaix e Dupas disse: In Ceva un vecchietto di casa Pallavicini mi fece passare una cattiva notte. Mi predisse i gravi ostacoli che avrei incontrato prima

    del corpo legislativo si presentò in Parigi a Napoleone fatto Imperatore. Lo richiese di che paese fosse. L’avvocato Morretti rispose «Piemontese e della città di Ceva, ed ebbi l’onore d’aver V. M. in casa mia.» Napoleone ridendo, e parlando italiano disse «Ah allora ero più giovane che adesso.» Il seguente curioso aneddoto proverà sempre più la fermata di Napoleone nel castello Pallavicini la notte dai 20 ai 21 aprile 1796.