Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/32

Da Wikisource.
32

fu nuora d’Adalasia. Morto il marito e dopo mirabili vicende, ossia ordine meraviglioso di cose, abbandonò il mondo e fu qui sepolta.

Il nobile Pietro Giuria elegante scrittore d’elevati sentimenti, di cuor gentile e di mente colta, visitando Ferrania e leggendo su questa lapide il nome di Àllasia o Adelasia concepì l’idea della sua interessante leggenda sulle avventure di Aleramo ed Adelasia che si legge nelle tradizioni italiane stampate in Torino dal Fontana nel 1846.

«Quando i primi soffii invernali, egli dice, scuotono le ultime frondi degli alberi, e la natura iscolorita conserva tuttavia una soave bellezza, quasi vedova che deposto ogni ornamento si fa bella del suo dolore, in quella stagione dell’anno così malinconica, che la religione con pio e gentile accorgimento consacrar volle alla ricordanza dei morti, visitai la chiesuola di Ferrania e i selvaggi burroni di Montenotte dove le Aquile di Napoleone conobbero le proprie forze, e si ammaestrarono a più largo volo. Si veggono ancora tra la ricca vegetazione silvestre che riprese i suoi diritti gli avanzi delle trincee, dei ridotti, dove migliaia d’uomini si urtarono con tanta furia, e dove il giovane pastorello mena adesso la sua greggia, e scopre talvolta tra i sassi e le boscaglie, ossa umane, elmi irruginiti, spade infrante. Quante vedove, quante madri aspettarono a lungo mariti e figli che or giacciono in queste glebe, o in fondo di quei burroni travolti dall’acque montane battuti da vento.

Qui si scontrarono la prima volta senza conoscersi, e qui senza odio si trucidarono.»

Finge il signor Giuria di essere sorpreso ’da un temporale in quella valle e costretto a ricoverarsi nell’umile casolare d’un contadino venerando per canizie, e per semplicità di costumi, che introduce a narrar le avventure d’Aleramo e d’Adelasia di cui si dà il seguente riassunto.

La corte di Ottone il Grande Imperatore s’ornava a festa;