Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/349

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su d’un alto ciglio (dal quale avrà forse preso il nome) alla destra del Tanaro da cui la vista spazia per tutto il Piemonte. È menzionato nel trattato di pace 1256 fatto coll’intervento di Savigliano tra il comune di Mondovì, e Giorgio I marchese di Ceva alleato d’Alba.

Fu Cigliero anche in parte di giurisdizione dei Borgesi di Torino che vendettero al comune di Mondovì. Nel 1435 fu ceduto ai duchi di Savoia, sotto il dominio dei quali passò in feudo alla famiglia Torre, e poscia ai Capris.

L’attuale possessore di quel castello signor conte Capris, lo fece ristorare con impiegarvi ingenti somme, e ne avea ben ragione perchè sono pochi i castelli delle Langhe che presentino proporzioni così colossali, e portino un’impronta così spiegata del medio Evo. Fece pure dispendiosi ristauri all’alta e magnifica torre che gli sorge a fianco, e dalla cui cima si gode d’una vista incantevole.

FRABOSA appartenne alla chiesa d’Asti, e quindi ai signori di Morozzo.

Carlo Emmanuele I la infeudava con titolo di marchesato ad Adalberto Pallavicino.

GARESSIO vanta origine remotissima, e si trovarono in esso in varii tempi molte iscrizioni Romane. Fu patrimonio dei marchesi di Ceva, dai quali l’acquistarono gli Astigiani nel 1295. Cinquant’anni dopo fu ceduto agli Orleans. Nel 1480 fu cinto di mura il borgo maggiore. Nel 1634 furono in gran parte distrutte dal marchese di S. Croce, e due anni dopo uguagliate al suolo d’ordine di Cristina di Savoia. Avvi un sito detto il garbo o buco della luna, e si crede che fosse un antro dedicato a Diana.

Nel 1422 fu soggetto Garessio a Filippo Visconti, nel 1507 a Massimiliano Sforza, ed infine Arrigo VII lo cedette a Casa Savoia.

Trovasi Garessio in mezzo ad alti e dirupati monti in

    nel 1452 alienò questo feudo ai Conti di Langueglia, i quali lo vendettero