Pagina:Memorie storiche della città e marchesato di Ceva.djvu/4

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al quale oggetto eranmi già state assegnate le dissertazioni, su cui doveva prepararmi, dal dottor collegiato Teologo Bruno, da Murazzano. Vi si aggiungeva pure un motivo di delicatezza, ed era che l’Arciprete Randone mi aveva chiesto a suo coadiutore, ed io lo ringraziai dell’offertomi onore, con dire che non mi sentiva in forza da accettare un sì delicato incarico oltre l’altro motivo sovra esposto.

Ma alla fine Monsignor di Monale di sempre cara e venerata memoria mi fece un espresso comando di assumerne il regime, e mi fu forza di obbedire.

A questo punto, sebben mi conoscessi indegno di un tanto onore, sentii svegliarsi in me un sentimento d’orgoglio, al pensar che sarei diventato Arciprete della Capitale dell’antico e nobilissimo Marchesato di Ceva. Ne presi possesso il 22 ottobre di detto anno 1826, accompagnato dall’esimio Arciprete della Cattedrale di Mondovì e Vicario generale Teologo Gio. Battista Bongioanni, di cui io era Vicecurato, e dall’egregio signor Canonico D. Pio Forzani di Mondovì, ora Vescovo degnissimo della Diocesi di Vigevano.

Il mio ingresso fu festeggiato nel modo il più splendido e cortese che dir si possa da ogni classe di cittadini.

Perciò mi vi affezionai in tal guisa che tutto mi diventò interessante quanto aveva qualche rapporto col bene, e colla gloria di questa celebre città, e della di lei insigne ed antica Collegiata.