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nome dei prefati signori Marchesi e per opera dei discreti uomini Francesco Manuele, Bonello Margarito, Enrico Mina, Simone Rogerio, Simone de Strata, Guglielmo della Torre, Antonio di Carlino, Giacomo di Molino tutti di Ceva, eletti per questo fine capitolatori del Comune di Ceva nel corrente anno del Signore 1357. Indizione decima del mese di giugno. »

Questi statuti sono scritti nel cattivo latino che si usava a quei tempi. L’esemplare che tengo a mie mani è scritto in semigotico su pergamena, avente per cartoni due tavolette di legno tarlato, ed autenticate in sul fine dai signori notai Luca Chiavelli, Bernardino Barberis, Pietro Franco e Nicolao Cadana.

Il primo capitolo di questi statuti riguarda il giuramento da prestarsi: « dal signor Podestà sui santi evangelii, di salvare, difendere e custodire ad ogni suo potere i diritti della Chiesa, la vedova, gli orfani, ed i pazzarelli; come pure i diritti del Comune di Ceva, l’istesso Comune e uomini di Ceva, ed esercitare il suo regime a norma dei capitoli ed ordinamenti del Borgo di Ceva, ed in loro mancanza a norma delle consuetudini vigenti. »

I capitoli susseguenti in N. di 30 circa formano come un Codice penale, si passa quindi a prescrivere norme di procedura civile, leggi urbane, e bandi campestri.

A questi statuti si fecero delle aggiunte nel 1368 (in burgo superiori sub voltis in porticu domus domini Bonifacii) nel 1373; nel 1419, (in platea Burgi superioris ante domum heredum Manfredini Geogiae) nel 1423, e finalmente nel 1530: divideremo in due parti, ossia due capitoli la relazione di questi statuti. Nella prima parleremo delle leggi penali, e nella seconda della procedura civile delle leggi urbane e dei bandi campestri.

Il primo capitolo penale riguarda l’omicidio, stabilisce che chiunque ucciderà un altro, eccetto che sia per propria difesa, sarà messo a morte, e se non si potrà avere, tutti i