Pagina:Memorie storiche di Arona e del suo castello.djvu/86

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luogo più importante. L'assedio durò molti giorni, ed il paese provò grande rovina nei fabbricati dal forte gettare delle pietre per mezzo delle balestre; ma e per la mancanza di sussidii da parte dei Torriani che vi stavano dentro, e per le istanze dei terrieri che vedevansi ridotti a mal partito per l’ostinazione d’ambe le parti belligeranti, aderirono gli assediati alla cessione della piazza, entrandovi Ottone co’ suoi seguaci. Non era appena conchiuso l’accordo della cessione, che si seppe che Cassone Della Torre se ne veniva da Milano con una banda di tedeschi. A tal nuova Guglielmo, rannodate le sue genti di terra e di acqua, le pose in vantaggiosa situazione esteriormente alla fortezza, nella quale era rimasto il solo Ottone con sufficiente miliza per la difesa. L'armata Torriana, comandata: da Cassone e da Mosca suo fratello, e dai loro cugini Andrea ed Enrico, si accostò con tal ordine e forza, che si spinse sin dentro gli steccati, rompendo ed abbattendo ogni ostile incontro, di maniera che Ottone fu costretto di arrendersi a patto che egli ed i suoi uscissero disarmati, come fu eseguito, avendo Ottone ed i suoi soldati deposte le armi sulla spianata, luogo ora chiamato il Serrone, dacchè in quei tempi era chiuso, e faceva parte delle difese del forte1. In prova di che riportiamo le stesse parole che Ottone ha proferite avanti il Sommo Pontefice Urbano IV nella sua difesa che fece nel concistoro, presenti i legati Milanesi e Torriani: «Fateor amicorum manu succintus Aronam capi non ut detrimenta patria inferrem, sed ut quocumque modo în diœcesi mea constitutus, possessionem mihi designatam asservarem. Sed audaces et

  1. Giovio sopracitato.