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DI LIONARDO DA VINCI. 75


XVII. Riuscì, come dicemmo, a Carlo VIII re di Francia, cogli ajuti e più co’ raggiri di Lodovico il Moro, di spogliare del regno gli Aragonesi, e rendersi ligia tutta l’Italia. Nel 1498 egli morì, e gli succedè il mentovato duca d’Orleans col nome di Lodovico xii. Non tardò il Moro ad avvedersi dell’error suo chiamando quì i Francesi, che sul ducato, a norma d’antiche convenzioni, più di lui stesso avean diritto. Si studiò di ripararlo; e peggio ancora, come vedremo, gliene avvenne. Aveva egli intanto, fra gli altri mali, esausto talmente di danaro il suo erario, non tanto pel mantenimento dell’armata francese, quanto per infinite altre spese voluttuose, delle quali l’eloquente Arluno ci ha lasciato nella sua storia un vivissimo quadro1, che, sebbene i sudditi di grandissimi sussidj, e con sempre nuove gravezze sovraccaricasse, come dice Corio,


  1. Pompas nuptiales, lugubres naenias, sibariticas mensas, atellanas fabulas, jonicos choros, ludicraque denique omnia, publicis praesertim oculis obnoxia, tanto semper apparata, tamque exquisito voluptatum deliciarumque omnium genere spectantibus semper exhibuit, ut quae nobis ab inde spectacula edita sunt, ea velut abortivo foetu degeneraverint. Praeterea mathematicos, sophistas, philosophos, medicos.... benevolentia viaticoque prosequebatur. Omne praeterea literatorum genus.... lyristas, symphoniacos, fidicines, pyrrhicos, histrionicique gestus ludicrorumque doctores eximios amavit: praeclara opificum ingenia, peregrinas artes adsciscebat. Leonardum pictorum mollissimum etc. Arlunus de Bello Veneto. Cod. ms. pag. 97.

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