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DI LIONARDO DA VINCI. 85

qua stessa, de'quali ragioneremo in appresso.

XXI. Frattanto in quell'anno o nel seguente percorse gran parte d'Italia, e la percorse da artista, da meccanico, da architetto, da filosofo insomma quale egli era, tutto osservando, notando e disegnando quanto d'istruttivo gli si presentava. Visitò così la Romagna, ossia l'Emilia, poichè dalle note che trovansi nel codice segnato Q. R., veggiamo che ai 30 di luglio del 1502 era in Urbino ove disegnò una colombaja e una scala a varie entrate, e la fortezza (fol. 6): al primo d'agosto era a Pesaro ove fece d'alcune macchine i disegni che veggonsi sul cartone ultimo del libro: agli 8 d'agosto era in Rimino, ove lo colpì l'armonia risultante dal cader dell'acqua di quella pubblica fonte: agli 11 era a Cesena, e ivi disegnò una casa, descrisse un carro (fol. 83) e la maniera con cui i Cesenati portavano pendenti le uve (fol. 36). Ai 6 di settembre era al Cesenatico, e disegnonne il porto (fol. 65). Va notando poi in altre pagine le distanze da Bertinoro ad Imola, a Faenza, a Forlì. Dall'Emilia, per la via di Bologna, era egli tornato probabilmente alla patria, daddove un altro viaggio per la parte meridionale della Toscana ha intrapreso; poichè nel libro istesso (fol. 94) le note ha registrate delle distanze da Buonconvento alla Casanuova, a Chiusi, a Perugia, a Foligno. Altrove poi