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visa distintamente scolpita sul lembo sinistro del quadro e per di sotto le vesti dei tre personaggi togati che son di rincontro a Traiano dallo stesso lato sinistro.

Quella di mezzo rappresenta Ercole in piedi, tutto nudo. Sull’omero sinistro ha la pelle del leone Nemeo, che gli cade per di sopra il braccio sinistro, la cui mano è rotta. Con la destra sosteneva la nodosa clava, ora spezzata una colla mano stessa. Gli cinge il crine un serto di quercia. Ha folta, corta e irsuta barba, robusto corpo, ampio torace, come conviensi a tal nume: Pingitur ergo tanquam vir robustus, clavam dextra manu gerens, et indutus exuvias leonis, quem interfecerat, Nemeaei1. Del resto è così comune la sua figura per tante statue sue e medaglie e monete con la sua effigie, che non val proprio affannarsi per raffigurarlo nel personaggio in esame.

Alla sinistra di Ercole ergesi un altro nume, nudo dalla cintola in su, con drappo che gli scende dall’omero sinistro e gli avvolge la parte inferiore del corpo dall’ombelico in giù. Tiene il braccio destro levato in alto in guisa da toccarsi con la mano il capo, che ha cinto di un serto di alloro. Le sue sembianze molto giovanili e delicate, i capelli annodati alla foggia muliebre lo fanno apparire per una Venere. E di aspetto muliebre appariva anche al Rossi, il quale poi si studia di dimostrare che sia invece Apollo. Occorre soffermarci un tantino. Egli è vero che Apollo fu rappresentato quasi sempre sotto aspetto giovanile e con crine disciolto, onde ebbe a dire Tibullo2:

Solis aeterna est Phaebo Bacchoque inventa:
Nam decet intonsus crinis utriumque Deum;

egli è vero che in molte statue e medaglie si vede Apollo con chioma lunga e disciolta; egli è vero che Montfauçon3 mi for-

  1. Rituum qui olim apud romanos obtinuerunt succinta explicatio ad intelligentiam veterum auctorum facili methodo conscripta a G. H. Nieupoort, Neapoli MLCCXCI, pag. 231.
  2. Lib. 1. eleg. 4, v. 23.
  3. L’antiquité expliquée, a Paris, MDCCXIX, tom. 1., parte 1, tav. XLIX, fig. 4, e pag. 101.