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competenza, fo soltanto osservare che nei quadri che andremo in seguito ad esaminare la figura di Giove è meravigliosamente scolpita, e che non saprei trovar ragione sufficiente perchè l’artista avrebbe dovuto in questo quadro cambiar rappresentazione al nume massimo.

Io opino che se Rossi avesse meglio osservato il nostro monumento nel suo essere, ed avesse scorto l’ancora e la mancanza dell’aquila, dello scettro o asta della di lui divinità e dei fulmini, (i quali attributi tutti mancano non per la vetustà del marmo che li abbia corrosi, come egli asserisce, ma perchè mai non si sognò l’artista di scolpirveli) avrebbe anch’egli diversamente stimato.

Io penso che piuttosto questa figura simboleggi Apollo. E mi conforta in tal pensiero la capigliatura abbondante e intonsa, propria di lui, il serpe, simbolo della salute e della medicina, non discompagnato sovente da lui1, a cominciare dall’Apollo di Belvedere. Oltre a ciò fuvvi Apollo Pizio, detto così non tanto dal serpente pitone che uccise, quanto da una espressione greca che dinota interrogazione votiva e vaticinio, essendo stato ritenuto egli il primo che abbia dati i responsi2. È a canoscer pure che il serpe si trova eziandio con la figura di Mitra, che non era altro che il sole dei Persiani3.

Resta a spiegar il simbolo dell’ancora. Apollo venne anche appellato Delio dall’isola di Delo, ove egli nacque4, e l’ancora potrebbe esprimere la stabilità di quell’isola, insieme a quella dell’impero romano5, significando l’ancora stabilità e fermezza6.

Ma, sia Apollo, sia una figura simbolica, egli non par proprio possibile che questa rappresenti Giove, come vorrebbe darci a credere Rossi.

Ed egli partiva, credo io, da un preconcetto, dalla supposi-

  1. Vedi: Montfauçon, op. cit. tom. 1. parte 1. tav. XLIX, fig. 2; id. id. tav. LII fig. 1; id. supplemento, tom. 1. tav. XXXI, fig. 4.
  2. P. Francesco Pomey, Pantheum mythicum, seu fabulosa deorum historia, ecc. Lugduni, MDCLIX, pag. 37.
  3. Montefauçon, op. cit. Tom I. pag. 370.
  4.  id. id. pag. 35.
  5. Museum Odescalchum, etc. Romae MDCCLI, tom. 1. pag. 3.
  6. Pedrusi, i Cesari in oro tom. 1. pag. 249.