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luce e del fuoco, che da quella lucerna dovevansi emettere. È un concetto, secondo me, molto semplice.

Ma egli doveva tener molto alla sua opinione se non lo vediamo arrestarsi dinanzi a nessun esempio in contrario; e di fatti nel supplemento alla sua opera1 egli riporta una scultura rappresentante una testa di donna al di sopra di un sasso, sul quale vedonsi scolpiti un serpe ed una tavoletta con la scritta: DEO INVICTO MITHIR SECUNDINVS DAT. Negar che questa testa sia di Mitra è il massimo della tenacità di opinione.

Che non sieno poi due vittorie sacrificanti queste del nostro monumento lo designa anche il fatto dell’esistenza della face, retta dal candelabro, la quale, come vedemmo di sopra, indica la luce di Mitra; e, se Montfauçon mostrava reticenza ad accettare queste figure muliebri per Mitra, era appunto o la mancanza di face in qualche scultura (ma nella lucerna ve ne era una molto più chiara, quella proprio del lucignolo) o per non potersi discernere bene qual fosse l’oriente e quale l’occidente. Ora il nostro quadro lo avrebbe contentato anche in ciò, giacchè i due gruppi, rivolgenti la faccia al candelabro, esprimono appunto l’oriente e l’occidente, il sorgere e il tramontare del Sole, nè su di una facciata sola, ma, ciò che più monta, su entrambe, perchè l’una rivolta ad oriente e l’altra ad occidente.

Oh, se Montfauçon avesse conosciuto, questo nostro disgraziato monumento!

Ed ora passiamo ad indagare il sentimento dell’artista che volle scolpire questi simboli di Mitra nel nostro arco, e come si adattino a Traiano.

Io non divido la opinione di Rossi, che in questo monumento sieno stati scolpiti i misteri Mitriaci per ragione di opportunismo da parte di Traiano in adottare il culto di genti soggiogate, per veduta politica. Sarebbe stata una debolezza di si gran Principe ed una bassa adulazione, non degna di artisti così valenti quali furon quelli che scolpirono questo grandioso arco. Nè gli reca valido argomento l’affermazione del Montfauçon che su alcune medaglie consolari vedasi scolpita una simile figura con la

  1. Supplem. all’opera citata, Tom. I. Tav. LXXXII, fig. 2.