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volge in ricche pieghe. Che sieno ambedue muliebri lo si riconosce chiaramente al profilo del volto, alle curve opulenti delle anche e del petto ed all’acconciatura delle chiome.

Esse premono, come ho detto, con un ginocchio il toro, di cui con una mano sostengono la testa, torcendogliela verso il di fuori del marmo, e stendon tutta l’altra gamba sino a trattenere col piede, da questa parte, una delle gambe dell’animale. Il quale è disteso, con la pancia a terra, ed allunga una delle cosce, sin che la soprastante figura gliela trattenga; ripiega sotto di sè una delle gambe anteriori e inarca l’altra, torcendo con uno sforzo supremo il collo, che mostra le molte rughe della torsione. Vi si vede evidente la lotta tra esso che vorrebbe svincolarsi e la donna che lo trattiene. Altro non si riconosce più perchè questi quadri han sofferto molte ingiurie.

Forse Rossi si impensierì che, se fosse mancata la figura maschile in uno dei due gruppi, non avrebbe potuto giustificare la sua affermazione di credere che i quadri in esame rappresentino i misteri mitriaci, per la ragione che il Montfauçon1 affaccia dei dubbi se queste figure muliebri sul toro possan significare i sudetti misteri, ritenendo che piuttosto sieno delle vittorie sagrificanti. Ma le dubbiezze del citato autore restano eliminate innanzi tutto dalle affermazioni sue stesse, quando egli, dando spiegazione d’una lucerna antica2, su cui è scolpito un gruppo affatto simile ad uno dei due della nostra figura, e proprio a quello destro rispetto all’osservatore, asserisce abbia riscontro nei misteri mitriaci e in Mitra. Io mi spiego tal dubbiezza con la tenacità sua a voler ritenere che vogliavi la figura maschile e non femminile per Mitra.

Appoggiandosi all’autorità di Erodoto, il quale dice che i Persi adoravano Venere Celeste, che in loro lingua chiamavasi Mitra, egli ritiene che quella figura muliebre sul toro possa essere Venere Celeste. Ma sono fisime. Io credo che Montfauçon da quella lucerna avrebbe dovuto trarre il miglior argomento che il gruppo scolpitovi rappresenti Mitra, essendo questo nume il simbolo della

  1. Opera e luoghi citati, e specialmente a pag. 383 e seg. del Tom. I.
  2. Op. cit. Tom. V, tav. CXC, pag. 229