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192 arco traiano

miglie, avvinti da catene di oro o di argento. I meno segnalati andavano a piedi, con le mani legate, per lo più dietro il dorso. Appresso a costoro venivano le vittime destinate al sacrifizio, le quali in questa occasione eran rappresentate da candidi bovi ornati di stola e di festoni, che lor pendevan dalle corna dorate; al loro fianco e dinanzi marciavano i popi e i vittimarii. Seguivan da presso il trionfante i parenti e congiunti più prossimi e da ultimo l’esercito vincitore. I soldati che si eran segnalati avevano cinto il capo di lauro, e portavano in mostra i premii ricevuti in dono. I legionarii, che seguivan da presso il trionfante, portavano delle corone di alloro e andavano gridando «Io, Io, triumphe!» Cantavan pure delle canzoni in lode del vincitore; ma, tra l’ebbrezza e la soverchia licenza, talora insultavanlo con descriverne colpe e vizii.

Le vie erano adorne di vaghi fiori e cosparse di delicati profumi; per lasciar libero il passo al corteo alcuni littori con una frusta dorata obbligavan la gente a sgombrarla.

Pervenuto al Campidoglio, dove tutti i templi si facevano trovare aperti e splendidamente ornati di fiori, mentre si sgozzavan le vittime, il trionfante pronunciava quest’altra preghiera: »Gratias tibi, Iupiter Optime Maxime, tibique Iuno Regina, et caeteris huius custodibus habitatoribusque arcis diis, lubens laetusque ago, re Romana in hanc diem et horam per manus, quod voluistis, meas servata, bene gestaque, eamdem ut facitis fovete, protegite propitiati, supplexoro».

Dopo avere offerti a Giove la corona trionfale e le spoglie opime, giacchè allora come oggi tutto finiva in cene e in desinari, il trionfante conduceva a banchetto sontuoso i convitati. Ed affinchè in mezzo all’ebbrezza di tante gioie egli non avesse dimenticata la fragilezza e caducità delle cose umane, un servo, per fiaccargli l’orgoglio, di tratto in tratto gli susurrava all’orecchio «magis servo tuo pareo, quam tibi1».

È splendida la descrizione che fa Plutarco del trionfo di Paolo Emilio.

  1. Montfauçon, op. cit. Tom. IV. pag. 152 a 157. — E Nieupoort, op. cit. pag. 392 e seg.