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arco traiano 193


Ma torniamo al fatto nostro.

Abbiamo già visto che Traiano trionfò in ambedue le guerre Daciche1, la prima volta quando obbligò Decebalo a chieder pace, e ad umiliarglisi ai piedi, e fu allora che si ebbe il titolo di Dacico; la seconda allorchè, debellato completamente quel principe e strettolo da presso, lo spinse al suicidio. Alla celebrità di quest’ultima vittoria, la quale arricchì l’impero Romano di una provincia così importante, seguirono le feste più splendide che Roma abbia viste, durate nientemeno che cento ventitre giorni, secondo riferisce Dione, ed alle quali convennero i legati delle più lontane regioni, fin dell’India: Ad Traianum reversum in urbem quam plurimae legationes a barbaris gentibus et in primis ab Indis venerunt. Is spectacula edidit dierum centum viginti trium, in quibus interdum caesae sunt ferae mansuctaeve bestiae mille, interdum etiam ad decem millia: itemque gladiatorum decem millia inter se certaverunt2. Questo secondo trionfo Dacico fu il più segnalato, e pari alla grandezza della vittoria.

Rossi3 opina che il passo della Cronaca di M. Aurelio Cassiodoro, ove dice: «His Coss. Traianus de Dacis et Scythis triumphavit4», si riferisca proprio a questo secondo trionfo; ma a me non pare, per la ragione che ciò sarebbe avvenuto sotto il consolato di Tiberio Giulio Candido e di Aulo Giulio Quadrato, cioè secondo Muratori5 proprio nell’anno in cui Traiano aveva appena iniziata la spedizione. Sebbene questo punto della vita di Traiano non resti chiarito dai fasti consolari, v’ha motivo di credere che Cassiodoro siasi voluto riferire al primo trionfo Dacico. Ma tutta questa discettazione la lascio ai dotti, imperciocchè essa sola meriterebbe un volume, per il confronto dei passi più difficili dei varii storici.

Ora, sebbene il titolo di Dacico fosse stato assegnato a Traiano dopo la prima vittoria e il primo trionfo Dacico, questo

  1. Pag. 106.
  2. Sifilino, Comp. di Dione, nella vita di Traiano.
  3. Op. cit. numero 663.
  4. M. Aurelii Cassiodori Cronicon, Historiae Romanae Epitomae Amsterodami 1630 pag. 438.
  5. Op. cit. pag. 406.