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194 arco traiano

Arco, insigne, come abbiam visto, per la preziosità delle sculture e l’epilogo delle virtù civili e militari, sacre e profane di lui, gli fu eretto dopo che egli ebbe ottenuta la seconda completa vittoria contro Decebalo e il relativo trionfo. Narrazione non se ne trova negli storici, ma solo qualche accenno, con nostro rammarico, essendo andate perdute le opere che ne trattavano: Plinio Secondo lo accenna in una lettera a Caninio Rufo, il quale andava allora scrivendo in versi Greci le due guerre Daciche, e avrebbe dovuto dire di entrambi i trionfi: «Super haec, actos bis triumphos: quorum alter ex invicta gente primus, alter novissimus fuit1».

Essendo dunque stato eretto il nostro Arco dopo il secondo trionfo Dacico, è manifesto come questo vi abbia dovuto occupare il posto più ragguardevole, con una larga rappresentazione scultoria nel fregio della trabeazione; laddove vedemmo che nella tavola XVIII è scolpito un accenno del primo.

Questa scultura è una vera caratteristica dell’arco di trionfo, mancando in quelli che son semplicemente onorarii. E se nell’arco di Tito in Roma, nei due quadri sotto il fornice, vi sono pure scolpiti due episodii del trionfo, e se vi erano talvolta le vittorie e il cocchio trionfale sull’alto dell’attico per designare lo stesso concetto, pure nel fregio si soleva scolpire a solenne e imperitura ricordanza la celebrità del trionfo; anche per la ragione che in tal sito l’artista aveva maggiore spazio per potervi rappresentare il lungo corteo della marcia trionfale.

Per tal guisa a noi è pervenuto sotto forme sensibili la maestà del secondo trionfo Dacico, mentre le storie ed i poemi che lo descrissero furono vittime del tempo. I monumenti, quando non sono proprio essi la più bella pagina di storia, proiettano su di questa la loro luce.

Anche in tale rappresentazione il nostro Arco è grandioso, giacchè, mentre in quello di Tito la marcia del trionfo è interrotta sugli aggetti delle colonne d’angolo, nel fregio della trabeazione del nostro monumento è tutta continua sulla ricorrenza delle quattro facciate. Il lettore la vedrà interamente rappresentata nelle tavole XXVIII e XXIX.

  1. Lettera IV. del libro VIII.