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202 arco traiano


Alla sinistra di essa vedesi il consueto vittimario con la solita pátera sull’omero destro.

Procede, in seguito, un altro vessillifero, e appresso a lui va un altro gruppo di prigionieri, formato pure di due donne e di un fanciullo condotto per mano dalla prima di esse, laddove la seconda stringe al seno un tenero bambino.

Questo gruppo è più commovente del primo.

Le due donne ed il fanciullo vestono identicamente a quelli dell’altro gruppo. Alle loro spalle vedesi il solito romano che li guida.

Segue un altro soldato romano con tunica e clamide; ed è notevole che egli sia intento a sospingere con la mano sinistra quegli sventurati.

Viene da indi un altro auriga, guidante due buoi aggiogati dinanzi ad un cocchio dalle ruote piene e dalla cassa rettangolare. Questo cocchio ha di particolare però una specie di mantice, come nelle nostre carrozze, il quale covre la testa dei due prigionieri che vi son dentro.

Ultima figura di questo sporto del fregio, proprio accosto allo spigolo, è uno dei soliti militari romani con tunica e clamide, non con la veste senatoria, come dice Rossi.

Passiamo ora nel secondo incolunnio di questa facciata.

Per primo vedesi il solito vessillifero, cui tengono dietro quattro uomini tunicati, i quali portano con barre sulle spalle una specie di cassa, ornata sul fronte esteriore; sulla quale vedesi una massa voluminosa ellissoidica, ornata di tanti rosoni in rilievo. Abbiam visto1 che Traiano ebbe la fortuna in questa guerra di scovrire il tesoro di Decebalo sotto le acque della fiumana Sargezia. Forse questi portatori recano appunto parte di quel tesoro.

Va appresso a loro un uomo togato, il quale certo disimpegnava un ufficio particolare ragguardevole. Qui forse era messo a tener d’occhio i portatori del tesoro, altrove a non perdere di mira e ad accompagnare i più eminenti prigionieri.

Egli è seguito da un militare in tunica e clamide, il cui lembo destro ha sollevato sull’omero e lo trattiene con la mano.

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