Pagina:Meomartini - I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento.djvu/230

Da Wikisource.
204 arco traiano

tunica e mantello, del quale sostiene con la destra il lembo rialzato sull’omero.

Lo segue un uomo in tunica, il quale, per aver le mani rotte, non si discerne più quale ufficio avesse avuto.

Poi vedesi un altro vessillifero; appresso un altro prigioniero pedestre a mani giunte, in tutto simile agli altri descritti; e quindi vengono quattro altri portatori alla foggia dei precedenti. La tavola che essi recano sulle spalle è ornata come l’ultima descritta, e sostiene una specie di cassa rettangolare chiusa, la quale doveva contenere altra parte del tesoro della Dacia.

Li segue un personaggio in tunica con il capo laureato. Egli stringe nella mano sinistra, sul petto, una specie di rotolo.

È scolpito appresso a lui un altro prigione a mani giunte, nelle vesti e nella posa simile agli altri veduti.

Poi vengono altri due romani, il primo in semplice tunica, ed il secondo in tunica e clamide, della quale con la mano destra regge il lembo che gli si rimbocca sull’omero. Questa è l’ultima figura dell’intercolunnio.

Sullo sporto corrispondente alla colonna son tre figure; la prima è di un vessillifero dei soliti; la seconda è di un prigioniero, il quale procede a mani giunte sul dorso, e veste la tunica ed una specie di clamide con fibbia sull’omero destro; la terza, che è l’ultima di questa facciata, è quella di un romano con tunica e clamide.

Sul prospetto che guarda la città, (fig. 2, tav. XXIX) innanzi tutto, sull’aggetto della colonna della cantonata, vedonsi scolpite tre figure, due soldati e un vessillifero, alquanto corrosi.

Passati nell’intercolunnio, vedonsi da prima due uomini che insieme sostengono una cesta di vimini, a cono tronco, piena di fiori.

Segue un uomo togato, e quindi vengono altre cinque persone, in varie vesti ed atteggiamenti, molto corrose dal tempo da distinguersi a mala pena. Però scorgesi ancora che le prime quattro rappresentino dei suonatori, come quelli che vedemmo nella figura 1.a della tavola XXVIII, essendovi ancora gli avanzi dei loro istrumenti musicali.

Appare pure certo che l’ultima figura sia quella di un popa,