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arco del sacramento 227

su ciascuna facciata, dall’appiombo del dado degli stilobati. Di tal che sulla fascia o cimasa, in ambo le facciate principali, eravi una grande risega, sulla quale sorgevano le colonne che reggevano la trabeazione. Avrei non voluto anticipare questo giudizio, se non me ne avesse porto il destro la constatazione delle due sudette rientranze.

Osserviamo ora la forma e la struttura di una di queste pilastrate sulla facciata meridionale (Tav. XXX). Al di sopra della fascia o cimasa dello stilobate si eleva un altro zoccolo, il quale aggetta di m. 0.14 dalla faccia della pilastrata nell’interno del fornice e sporge m. 0.07 fuori l’appiombo del dado dello stilobate. Questo zoccolo, che è alto m. 0.51, verso il fornice è costruito di mattoni per l’altezza di m. 0.355 e per la rimanente, di m. 0.16, è formato da una lastra di marmo, la quale si addentra di m. 0.90 nella muratura, e presenta un arrotondamento sul fronte nell’interno del fornice (Tav. XXX e XXXV). Nel rimanente della sua grossezza è formato di muratura di ciottoli, una specie di quella a getto o a cassa o a sacco, detta da Vitruvio emplecton1. Come nelle facce interne del fornice, così pure in quelle parallele esterne, ad oriente e ad occidente, questo zoccolo aggetta fuori il vivo delle pilastrate. Di maniera che, allorquando sulle due facciate principali del monumento vi erano le colonne, tale zoccolo restava incassato fra di queste nelle facciate secondarie, esterne ed interne, e probabilmente non ricorreva fra gl’intercolunnii delle facciate principali.

Su di esso si elevano due pilastri (Tav. XXX) per ciascuna pilastrata, lunghi quanto la lunghezza antica del fornice, meno le riseghe, spessi m. 0,75, e alti, sino all’imposta, m. 1.945. Son costruiti di mattoni delle dimensioni di m. 0.57 × 0.57 × 0.04, cioè di lato circa due piedi romani2, eccetto quelli di collegamento, interpolatamente messi ai cantoni, i quali, pur essendo quadri, hanno però i lati metà dei primi, cioè di un piede romano circa. Quest’ultimi, per conseguenza, fanno l’ufficio dei mezzi mattoni di Vitruvio3. Le loro dimensioni, adunque, non cor-

  1. Op. cit. lib. II. capo VIII. num. 35.
  2. Il piede romano era di m. 0.293, e si divideva in quattro pollici e in sedici dita, ovvero in dodici pollici. Vitruvio, lib. V, capo X, num. 74, nota 1.
  3. Op. cit. lib. II, capo III, num. 16.