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228 arco del sacramento

rispondono a quelle dei tre generi di mattoni indicati dal predetto autore, cioè lidios, usato più dai romani a quei tempi, lungo un piede e mezzo e largo uno, e pentadoron e tetradoron, usati dai greci, l’uno di palmi cinque (doron significando palmo) e l’altro di quattro in ambo i lati maggiori. Di modo che la struttura dei nostri pilastri è quella detta dei muri semilaterj1.

Tra un pilastro e l’altro vi è la muratura a sacco o emplecton (Tav. XXX), simile a quella descritta per lo zoccolo. Di modo che ne nascono proprio quelle tre croste, due delle fronti ed una della riempitura in mezzo, senza concatenamento di filari alternati di mattoni, le quali Vitruvio2 altamente riprovava per la poca solidità. Egli aveva ragione, seguendo i principii razionali dell’arte del fabbricare, ma i secoli trascorsi dalla edificazione del nostro monumento hanno avuto più ragione di lui, perchè questo sta saldissimo. Vero è, però, che le due croste della muratura a sacco nel nostro caso sono rappresentate da due pilastri, la qual cosa accresce la solidità di tal genere di costruzione.

Come sullo zoccolo, così alla imposta dell’arcata del fornice questi pilastri presentano una cornice incastrata nel corpo della muratura (Tav. XXXV). Essa è di marmo, ed ha, presso il pulvinare, l’aggetto massimo di m. 0.20, mentre quello del membretto più basso è appena di m. 0.08 dal vivo del pilastro.

Questa cornice, della quale avanzano appena due pezzi, uno per ogni pilastrata, nell’interno del fornice (Tav. XXXI e XXXII), è notevole per la sua modanatura, formata, in ordine discendente, di un pianetto, d’una gola rovescia, di una gola diritta, innestata immediatamente alla prima, senza altro membretto, e di un tondino. Questo innesto di gola rovescia con gola diritta non dispiace affatto, e potrebbesi ritener come esempio per sagome di davanzali o parapetti, non meno che di cornice d’imposta.

Sui due pilastri di mattoni di ciascuna pilastrata (Tav. XXX) imposta un volto di mattoni, del diametro di m. 1.33, con la corona di circa m. 0.60, il quale collega i pilastri medesimi. È notevole eziandio che questi due volti fanno da pulvinare al gran-

  1. Op. cit. lib. II, capo III, num. 17.
  2.  id. id. capo VIII, num. 35.