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dei longobardi e del chiostro e chiesa di s. sofia | 365 |
2. fondazione di s. sofia.
sue vicissitudini attraverso i secoli
Non fu Gisulfo quei che gittò le prime costruzioni del tempio di S. Sofia; la gloria di averlo innalzato spetta tutta ad Arechi II. La esistenza dell’altra chiesa di S. Sofia a Ponticello, fondata dall’Abate Zaccaria, e alla quale i due Gisulfi fecero doni1 dovette trarre in inganno Leone Ostiense nel fargli asserire: «Iste Gisulphus caepit aedificare Ecclesiam S. Sophiae in Benevento, quam, cum morte praeventus explere non posset, Arichis, qui ei successit, mirifice illam perfecit. Ibique sanctimonialum caenobium statuens, Monasterio sancti Benedicti hic in Cassino concessit, sicut in sequentibus ostendemus»2. Ma in altro luogo aggiunge, sulle orme di Erchemperto:3 «Hic intra moenia Beneventi templum Domino opulentissimum, ac decentissimum condidit, quod Graeco vocabulo AGHIAN SOFIAN idest sanctam sapientiam nominavit, etc.4 L’autore ci ha fatto sapere5 che Arechi mise questo Monastero alla dipendenza del Monastero di Monte Cassino. Aggiunge che, dotatolo di ricche rendite, vi mise per prima Abadessa sua sorella, la quale nomossi Gariperga; che nella Chiesa, sotto un altare, ripose le ceneri di dodici fratelli martiri, raccolte in diverse città della Puglia; e sotto di tanti altri altari, disposti in giro allo altare maggiore, in circuitu maioris altaris, collocò degnamente le ceneri di S. Mercurio e di trentuno altri santi martiri e confessori, raccolte per l’Italia in siti differenti. Il palazzo del Principe era vicino, se non contiguo proprio al tempio (....vicinium loco illi palatium erat), tanto che di notte tempo quegli vi si recava ad orare6. Ciò riconferma sempre più la tradizione del nome Piano di Corte7 che ancora oggidì conserva il largo che è alle spalle dell’attuale Monastero.